Signoraggio

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Il termine signoraggio sembra abbia un'origine nel medioevo: rappresentava una tassa che i signori feudali si facevano pagare da chi gli portava l'oro o l'argento che doveva essere coniato per diventare una moneta. Si potrebbe anche parlare della spesa per la produzione del denaro in quanto ci volevano le attrezzature e il lavoro per eseguire questa operazione, me sembra che gli importi erano molto più elevati rispetto al costo effettivo. Si facevano pagare trattenendo semplicemente una parte del metallo prezioso.

La parola signoraggio continua a vivere anche nei tempi moderni, ma visto che la massa principale del denaro in circolazione sono le banconote, il significato è un po' diverso. E' la differenza tra il valore nominale stampato sulla carta che usiamo quotidianamente ed il valore della produzione della stessa, che è trascurabile. Poniamoci la domanda, supponendo senza sbagliare molto, che il costo della produzione è nullo: quando si stampa 1 miliardo in banconote, di che è questo valore? Negli stati moderni la risposta è abbastanza semplice ed anche logica: delle banche centrali.

Le banche centrali saranno una proprietà degli stati, perciò il valore proveniente dalla stampa del denaro va a favorire tutti noi in quanto va usato per i nuovi investimenti, per le spese correnti, per risanare deficit pubblico e così via. Ci sono molti che sostengono che non è così e che questa ricchezza va a finire nelle tasche private in quanto le banche centrali appartengono ai privati. Nella rete ci sono molte denunce dei vari complotti, ma spesso ci vuole poco tempo per capire che si tratta delle interpretazioni errate, spesso fatte a posta, dei fatti e degli eventi. Pertanto occorre sempre sentire anche la voce opposta. Proviamo a verificare come stanno le cose appoggiandosi alle fonti ufficiali.

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La nostra banca centrale appartiene prevalentemente alle banche private? Andando sul sito di Banca d'Italia e seguendo il seguente percorso (il menù di navigazione inizialmente si trova in alto, in blu e dopo a sinistra): Banca d'Italia > Funzioni e Governance > Partecipanti al Capitale. Là si trova un file che potete scaricare o aprire direttamente (Partecipanti al Capitale 28-04-2014 – pdf 34 kB). Ci sono 59 azionisti e i due principali sono Intesa Sanpaolo S.p.A. con il 30,3% (91.035 azioni su 300.000) e UniCredit S.p.A. con il 22,2% (insieme rappresentano la maggioranza assoluta con il 52%); tutti altri sono individualmente sotto il 7%. Perciò è vero: Banca d'Italia è la proprietà delle banche private.

Un po' fuori tema, ma si registra subito il conflitto d'interessi che proviene dalla scoperta: Banca d'Italia ha anche il ruolo istituzionale del controllore del sistema bancario, mentre in effetti è la proprietà delle stesse banche che deve controllare.

Banca d'Italia ha anche una pagina dedicata a signoraggio dove in fondo si legge:

La Banca d'Italia, in particolare, fa confluire allo Stato - attraverso le imposte e la distribuzione dell'utile - la sua quota di "reddito monetario" insieme agli altri redditi derivanti dai propri investimenti non connessi con le funzioni di politica monetaria e dalle attività esercitate, al netto dei costi di gestione e degli accantonamenti.

Allora allo stato va "la sua quota". Se si sfoglia di nuovo l'elenco degli azionisti, si trova qualche istituzione statale, come per esempio INAIL, pertanto un circa del 10% va indirettamente allo stato ed il resto, la parte gigantesca del profitto va ai privati. A conferma indiretta di questo subito dopo si legge:

La Corte di Cassazione è stata interessata qualche anno fa dalla questione se sia legittimo attribuire in prima battuta alla Banca d'Italia i redditi di signoreggio. Essa ha affermato che il riconoscimento alla banca centrale del "reddito monetario" è effetto di una scelta politica consacrata in strumenti normativi di diritto europeo, al cui rispetto lo Stato italiano è impegnato.

L'affermazione relativa al signoraggio sul sito di Banca d'Italia

Curioso è il fatto che le monete conia lo stato. Il "redito monetario" è irrisorio, visto il valore nominale delle monete. Per i tagli più piccoli, lo stato addirittura perde i soldi in quanto il costo della produzione è maggiore del valore delle monetine (vale per 1 e 2 eurocent: il loro costo di produzione è di circa 3 centesimi). Ecco perché le banche centrali non vogliono "sporcarsi le mani" con gli spiccioli.

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Come si piazza il denaro sul mercato

Manca l'ultimo pezzo del puzzle. I soldi sono stampati, ma come vengono messi in circolazione? Una volta, mentre le banconote ancora avevano la copertura in metalli preziosi, almeno in teoria le cartemonete si usavano per comprare l'oro, l'argento ed anche le pietre preziose; in questo modo entravano nel circolo monetario. Oggi le banche centrali prestano questi soldi agli stati e gli stati emettono le obbligazioni a conferma del prestito ricevuto. Ma sui prestiti si pagano anche gli interessi ed ecco che il guadagno di una banca centrale non è soltanto il valore stampato, ma anche gli interessi sulla somma prestata. Sembra un circolo vizioso dal quale gli stati non potranno mai uscire e tutto sembra anche avere la conferma nella realtà, visti i debiti sempre più crescenti dei moltissimi paesi.

Unica banconota dello stato

Nella nostra storia recente esiste soltanto una banconota stampata dello stato: 500 lire. Si riporta un'immagine qui sotto insieme con una banconota di quei tempi di 1000 lire, emessa dalla Banca d'Italia.

Banconota di 500 lire dello Stato Italiano e 1000 lire di Banca d'Italia